Montecarlo Opera . Samson and Dalila


19 Ottobre 2018 |

From the Old Testament to Cecil B. DeMille, the sulphurous love affair between Samson and Delilah have continued to provoke moral condemnations and unavowable feverishness. Could it be a total coincidence that the task of putting to music this biblical fable, with its heady scent, was given to Camille Saint-Saëns? Despite his stage productions having sometimes gone astray, lacking the inspiration without which a masterpiece is impossible, the composer has found the road to success with Samson and Delilah. The eroticism that underlies this episode of the Bible could only fascinate him, and the sacred context offers him an ideal screen to hide his intense sensuality from the world. Beyond the emblematic role of Samson, valiant in every sense of the word, it is to Delilah that the most important music of the piece is given. While the final collapse captivates the spectators and reaffirms the moral dimension of the work, it is nonetheless the caressing phrases uttered by heroine that touch our hearts. Camille Saint-Saëns, a great admirer of the Principality, hid his game well, but now this opera is revealing him to us… to our greatest pleasure.

Monday, November 19th, 2018 – 20:00 (upon invitation from the Palace)

Thursday, November 22nd, 2018 – 20:00

Sunday, November 23rd, 2018 – 15:00

 

http://www.grimaldiforum.com/en/events-schedule-monaco/monte_carlo-opera#.W8mZUlLOM1I

L’ermeneutica del segno


18 Dicembre 2017 |

a cura di Daniele Lucchesi

Museo diocesano di Massa . (MS)

15 dicembre -21 gennaio 2018

L’arte di Agostino Arrivabene è colta, seducente, intrisa di simboli, ispirata sia dalla mitologia classica che dai Maestri del XV-XVI secolo ( Leonardo, Dürer, Bosch) e nel passato più recente da Moreau, Redon, Ernst. Chi guarda, osserva, le opere di Arrivabene, inondato dal vortice dei messaggi velati, partecipa (forse inconsciamente) a un viaggio iniziatico che conduce alla rivelazione di una conoscenza di cui l’artista è generatore e dispensatore. Un moderno alchimista, capace di far vivere esperienze di carattere mistico che travalicano i limiti cognitivi dello spettatore, del conscio e dell’inconscio, una continua esplorazione del nostro “universo intimo” tra archè di vite già vissute o vagheggiate. Il percorso espositivo studiato per il Museo Diocesano di Massa consentirà di sondare la varietà composita di espressioni che costituisce la ricerca artistica di Arrivabene in un “dialogo” non di sfida ma di “confronto”, di “scambio”, con le opere dei grandi maestri presenti nel Museo Diocesano , solo per citarne alcuni: Iacopo Della Quercia, Bernardino Luini, Felice Palma, Francesco Marti, Domenico Fisella. Sarebbe errato però pensare ad un universo di riferimento unicamente al passato. L’arte di Arrivabene non nasce dal nulla in questo nostro inizio di secolo la sua arte si presenta come estrema resistenza dell’arte figurativa che non è morta, essa vive e Agostino Arrivabene ne è la testimonianza.
“L’Ermeneutica del Segno” di Agostino Arrivabene sta in questi termini; rivalutare la pittura come “linguaggio” dell’uomo, facendone emergere tutta la potenza spirituale, esistenziale, storica che è insita nella “pittura” che possiede una forza e una forma di significazione spirituale, culturale che deve essere riconosciuta come tale nella sua assoluta contemporaneità.

orari : venerdi sabato e domenica : 15,00-19,00

informazioni: museodiocesanomassa@gmail.com

tel0585.499241

facebook : Museo Diocesano Massa

museo della follia


5 Dicembre 2017 |     Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta Napoli 3 dicembre 2017 – 27 maggio 2018   Arriva a Napoli, nella ritrovata Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, la nuova attesissima edizione del “Museo della Follia. Da Goya a Maradona”. La mostra itinerante – a cura di Vittorio Sgarbi, realizzata da Cesare Inzerillo, Giovanni Lettini, Stefano Morelli e Sara Pallavicini - si snoda in un percorso eterogeneo di oltre 200 opere tra dipinti, fotografie, sculture, oggetti e istallazioni multimediali sul tema della follia. “Entrate, ma non cercate un percorso, l’unica via è lo smarrimento”. È questa la condizione ideale per affrontare l’intimo rapporto tra arte e follia che si snoda nel labirinto sensoriale del museo. La mostra si articola in diverse sezioni: il percorso apre con i dipinti e le sculture di grandi maestri della storia dell’arte internazionale come Francisco Goya, Francis Bacon, Adolfo Wildt e nazionale – come Telemaco Signorini, Fausto Pirandello, Antonio Ligabue – la cui mente, attraversata dal turbamento, ha dato forma a un’arte allucinata e visionaria. Prosegue poi con gli Stereoscopi: supporti magici attraverso i quali il visitatore viene trasportato in un'altra dimensione, precisamente nell’ex ospedale psichiatrico di Mombello, luogo dove ha trascorso diversi anni della sua vita l'artista Gino Sandri, al quale è dedicata questa sezione, e le cui opere si alternano in un corridoio di emozioni. La presenza ipnotica di Carlo Zinelli, rompe la scena con dei coloratissimi dipinti e trova assonanza con l’esperienza artistica di Venturino Venturi, uno spirito giocoso e al contempo tragico, a metà strada tra fiaba e turbamento. Fabrizio Sclocchini ci conduce nelle stanze di un ex-manicomio abbandonato attraverso una serie di fotografie dal titolo "Gli assenti". Sono immagini poetiche, che riportano in vita quei luoghi oggi abbandonati e sospesi in un tempo che non c'è più. Tra le video installazioni troviamo anche un inedito monologo di Paolo Crepet “Arte Libertà Follia Dolore. Da Mario Tobino a Franco Basaglia”; e alcuni interessanti documentari, tra cui “O.P.G”, un estratto dell’inchiesta condotta dal Senato della Repubblica sugli ospedali psichiatrici giudiziari. Testimonianze preziose, come quegli oggetti che costituiscono la Stanza dei Ricordi e che diventano qui, in un allestimento diffuso, spunti suggestivi per un dialogo intimo con i grandi capolavori esposti. www.museodellafollia.it Museo della Follia Museo della Follia museo_della_follia Tra le novità di questa edizione ci sono due imponenti sculture che portano la firma di Cesare Inzerillo. La prima, omaggio alla città di Napoli e alla sua tradizione scaramantica, è un Corno Reale di oltre 3 metri; l’altra è un colossale Apribocca – realizzato su modello del vero presente in mostra – posto in relazione al celebre dipinto L’adolescente di Silvestro Lega. Assume dimensioni colossali anche la Griglia – la celebre installazione del Museo della Follia nella quale vengono mostrati i ritratti recuperati dalle cartelle cliniche di alcuni pazienti di ex manicomi – che si estende su quattro pareti, arrivando a una superficie complessiva di oltre 80 metri quadrati. In questa edizione partenopea, la vera grande novità, da cui ha origine il sottotitolo, è l’ingresso del mondo del calcio nel mondo dell’arte: il Museo della Follia include qui, tra le vite di pittori, scultori e poeti, la presenza di Diego Armando Maradona. Spiega Sgarbi: “Non esiste un capolavoro indiscusso come non esiste un genio indiscusso. Fino a Caravaggio la vita di artisti anche immensi come Leonardo o Michelangelo è inferiore all'opera. Con lui la vita diventa arte. Come in Maradona. In entrambi l'esistenza passa per un abisso che non santifica. Non è una forzatura. I volti di Caravaggio sono i ragazzi di vita, delle strade, delle periferie dell'umanità. Le sue opere mostrano al contempo dolore e divino, luce e buio, peccato e redenzione. Maradona è il Caravaggio del Novecento. E io lo porto in un museo.” Arricchiscono questa nuova esposizione anche I folli di Agostino Arrivabene, sublime artefice di incubi e meraviglie. E poi un crescendo di emozioni che trovano culmine nel grande affresco a olio eseguito da Enrico Robusti. Una imbarcazione in preda a una tempesta, a bordo della quale i visitatori incontreranno la vertigine psicologica tipica del virtuosismo pittorico di Robusti. Vincenzo Baldini , Sandro Bettin , Claudio Centimeri, Luca Crocicchi, Ulderica Da Pozzo, Giovanni Gasparro, Gaetano Giuffrè , Ernesto Lamagna , Raimondo Lorenzetti, Gianni Lucchesi , Marilena Manzella, Tarcisio Merati, Gaspare Palazzolo, Alessandro Papetti, Tancredi Parmeggiani, Luigi Serafini, Nicola Sferruzza, Studio Azzurro, e ancora tanti autori, e tante opere che avrete modo di incontrare in questo viaggio, pensato per chi ha voglia di lasciare da parte la ragione per ritrovare, finalmente, la follia. “Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Nella storia dell'arte, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno” dichiara il curatore della mostra Vittorio Sgarbi. www.museodellafollia.it  

Naht Blitz


29 Agosto 2017 |

Natht Blitz

Convitto delle Arti Noto museum

Venerdi 8 settembre 2017 alle ore 18,30 al Convitto delle Arti Noto Museum di Noto inaugura la mostra personale di Agostino Arrivabene dal titolo Naht – Blitz a cura di Giuseppe Stagnitta, promossa da Fenice Company Ideas in collaborazione con la Galleria Giovanni Bonelli con il patrocinio del Comune di Noto.

“La moderna nozione illusoria della pittura è che il pittore sia il creatore, in realtà è solo un destinatario” scrive Jhon Berger nel testo sacche di resistenza  (cit. di A.Zanchetta, Stille di Proteo in L’ospite parassita Vanuilla Edizioni, 2017) “quel che sembra creazione è l’atto di dare forma a ciò che si è ricevuto “.

La pittura diventa taumaturgica in Agostino Arrivabene attraverso una sublimazione medianica di un influsso mistico, e il titolo della mostra rappresenta bene questo processo, Blitz/Lampo, termine tedesco preso in prestito da Jakob Böhme, un teosofo e mistico del 1600, che scrivendo il suo delirante o ispirato Morgenröte (Aurora Nascente) “ci trascina nella rivelazione che avviene sotto forma di lampo che all’improvviso sotto la tensione di un’anima angosciata, si accende: accende ed incendia” (Jakob Böhme, Aurora Nascente a cura di CeciliaMuratori, Mimesis 2007, Milano). La differenza in Arrivabene come in Bhöme sta proprio in questo, Dio non scende a visitare l’uomo ma ad impossessarsi di lui, per renderlo suo strumento, annullando la volontà del singolo ed affermando il suo supremo ed incomprensibile volere. 

Le opere presentate in questa mostra sublimano stati estatici, o postumi a dolorose lacerazioni, ferite che si rimarginano in suture (Naht): La pittura diventa tessuto cicatriziale che nasconde e si rivela nello stesso istante, ingressi dove il divino innesta nuova vita in quei simulacri di carne e pittura, vista come carne metaforica e metamorfica del corpo.

In alcuni dipinti l’artista esprime un’informalità della materia pittorica per lasciare scoperto un “non finito”, come fosse una ferita aperta e pulsante. In altri dipinti invece, tutto questo viene rimarginato attraverso la vestizione di una pittura più riscritta, ricamata, ricucita come per medicare una muscolatura scorticata dal suo derma, un’incompiutezza che esprime qualcosa da nascondere e sempre attraverso i rimandi di una pittura di rinascimentale memoria. Al centro della sala una scultura in bronzo patinato con innesti pittorici chiude il percorso mistico di questa mostra: simulacro bronzeo dedicato all’Arcangelo Michele, rituale protettivo che addensa in sé paganesimo e cristianesimo, i due mondi religiosi che si disputano l’anima dell’artista sin dagli esordi del suo percorso.

 

In Contemporanea . Agostino Arrivabene, Bertozzi & Casoni, Angelo Filomeno


26 Giugno 2017 | IN Contemporanea Agostino Arrivabene, Bertozzi&Casoni, Angelo Filomeno 2 - 30 luglio 2017 Inaugurazione sabato 1 luglio ore 19.00 Spazio46 di Palazzo Ducale, GENOVA a cura di Stefania Giazzi e Virginia Monteverde Lo Spazio46 di Palazzo Ducale a Genova inaugura, sabato 1 luglio alle ore 19.00 la seconda mostra del ciclo IN Contemporanea, una rassegna d'arte contemporanea curata da Stefania Giazzi e Virginia Monteverde che prevede la partecipazione di tre artisti internazionali scelti per affinità tematiche. La mostra, che vede l'esposizione delle opere di Agostino Arrivabene, Bertozzi&Casoni e Angelo Filomeno, si propone di esplorare il tema della caducità e della vulnerabilità della materia attraverso le rappresentazioni del gruppo di artisti che esprimono, con raffinate tecniche di pittura, sofisticate sculture e manufatti preziosi, la sottile malinconia del tempo che ogni cosa consuma. Ironia, manierismo e struggente ricerca della bellezza pervadono le opere in mostra in una moderna rappresentazione della vanitas. Agostino Arrivabene si muove in un universo visionario, popolato da ossessioni cosmiche ctonie. La sua dettagliata pittura rende omaggio ai maestri del passato, quali Leonardo e Dürer, e scava dietro alle superfici levigate di stratificate bellezze per scoprirne i segni del deterioramento. Nello svelamento della corrosione dell'originaria purezza, Arrivabene ci mostra che una volta concluso il ciclo di dissoluzione ogni cosa potrà ritornare all'origine, alla terra, che genererà un nuovo ciclo di vita, seppur di diversa natura. Bertozzi&Casoni I due artisti creano “sculture dipinte”, come essi stessi definiscono la loro ricerca; assemblaggi di ceramiche con raffinata tecnica che adopera la ricercatezza del dettaglio non scevro di un ironico richiamo alle icone religiose ma anche intellettuali del nostro tempo, talvolta cadute in disuso; oppure all'accumulo di oggetti e detriti di ogni genere, un tempo oggetti di desiderio, ora obsoleti e destituiti, che segnano l'irreversibilità del destino di ogni cosa e la vacuità della nostra era del consumismo. Angelo Filomeno usa la preziosità di tessuti in shantung di seta per creare ricami irriverenti. Nelle sue opere l'artista recupera un'antica tradizione manuale per raccontare le sue visioni del nostro universo popolato da noi umani, sospesi tra la dimensione del cielo e la terra, tra splendore e decadenza, in caduta libera nel vuoto dell’ignoto. Il suo immaginario attinge alle culture primitive, ai riti sciamanici che guariscono i mali della comunità, i cui talismani hanno il potere di proteggere dalle forze oscure. Con dissacrante leggerezza raffigura le nostre paure, e irride alla nostra vanità. Mostra organizzata da: ART Commission Events con il patrocinio di: Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e Comune di Genova, con la collaborazione di Associazione Art Commission Main Sponsor: Management General Bulk srl. Dal 2 al 30 luglio - aperta da martedì a domenica dalla 16.00 alle 19.00, ingresso libero Spazio46 di Palazzo Ducale, piazza Matteotti, Genova - info: artcommissionevents@gmail.com  

Urplfanze


22 Aprile 2017 | Urplfanze . La natura dell'idea curated by Alberto Mattia Martini Palazzo Ducale di Massa (MS)

22 aprile 21 maggio

Le sale espositive di Palazzo Ducale a Massa (Ms), ospitano da sabato 22 aprile - inaugurazione ore 18 - al 21 maggio 2017, la mostra collettiva “Urpflanze, La natura dell’idea", curata da Alberto Mattia Martini promossa dal Comune di Massa e organizzata da Mauro Daniele Lucchesi dell’Associazione Quattro Coronati. Esposte 19 opere tra installazioni, dipinti, sculture e fotografie di altrettanti artisti e tra questi veri e propri pezzi da novanta dell’arte internazionale come Emilio Isgrò ( Barcellona Pozza di Gotto, Messina 1937), uno dei più grandi artisti italiani contemporanei, Nanni Balestrini (Milano 1935), autore letterario e artista visivo, Yoko Ono ( Tokyo 1933), artista e musicista giapponese famosa anche per essere stata la moglie di John Lennon, Alberto Garutti ( Galbiate, Lecco 1948), artista e docente, nome di spicco nell’arte pubblica italiana; Piero Gilardi ( Torino, 1942), e Hidetoshi Nagasawa ( Tonei, Manciuria 1940), scultore e architetto, artista versatile e originale che affronta nelle sue opere temi come la natura e la memoria con mostre in tutto il Mondo e la partecipazione a diverse Biennali di Venezia. Accanto a questi grandi nomi sono presenti artisti che si sono messi in evidenza per la loro originalità e che hanno esposto nei più importanti musei e gallerie, sia in Italia che in Europa. Elisabeth Aro, artista argentina interessata al rapporto tra uomo e ambiente, il duo artistico Bertozzi & Casoni composto da Giampaolo Bertozzi (Borgo Tassignano, Bologna 1957 e Stefano dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna 1961), noti per le loro originali sculture in ceramica, Felix Curto (Salamanca, Spagna 1967), Robert Gligorov (Kriva Palanca, Macedonia 1959), il giovanissimo Lorenzo Mariani ( Milano, 1985) in arte L’orMa vincitore del Premio Arteam Cup 2016 con le sue composizioni naturali. E poi ancora Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, Cremona, 1967), Mariella Bettinischi ( Brescia 1948), lo scultore Gianni Caravaggio ( Rocca San Giovanni, Chieti 1968), Enzo Fiore ( Milano 1968), Ines Fontenla ( Buenos Aires, Argentina), Giovanni Frangi ( Milano 1959), Federica Marangoni ( Padova, 1940) artista e designer autrice di installazioni con vetro e materiali in fibra, e infine Eltjion Valle ( Albania, 1984). Tutti questi artisti si confrontano sul concetto del divenire forma, considerando come non solo la natura si conserva pur rinnovandosi, ma come tale pensiero può essere esteso all’arte e quindi alla creatività. Un tema che prende spunto dai principi nodali degli studi di J. W. Goethe, espressi in prevalenza nel testo: “La metamorfosi delle piante” (1790) e riguardanti le riflessioni sul rapporto che l’uomo stabilisce con la natura. Goethe, durante i suoi studi botanici scopre che all’interno dell’infinita varietà e molteplicità della natura è presente un elemento unitario, primigenio; egli si convince che tutte le forme delle piante si possono far derivare da una pianta sola, una pianta originaria, formata da pochi elementi infinitamente mutabili e duplicabili. La pianta primordiale, la Urpflanze (così la chiama Goethe, e che ha dato il titolo alla mostra), ci consente di creare una sintesi tra il singolo e l’universo, tra il sensibile e l’ideale e ci premette di cogliere la legge interna al manifestarsi dei fenomeni. Tra le opere esposte possiamo citare la scultura in bronzo di Isgrò “Seme d’arancia”, le quattro incisioni “assemblate” di Yoko Ono, il famoso video di Balestrini “Tristanoil”, il “light box” digitale di Gligorov e l’installazione della Marangoni di cui fa parte anche un video. “Gli artisti presenti in mostra - spiega il curatore Alberto Mattia Martini - partono da tali presupposti, riflettendo sulla visione di Goethe quando vede il mondo come un’immensa totalità in cui il fisico e lo spirituale sono indistinguibili. All’interno del mondo avviene un perenne mutamento, che implica la molteplicità nell’unità; si può parlare di una sorta di metamorfosi continua del vivente, una continua trasformazione, che tuttavia nel divenire rimane sempre se stesso. Le opere in mostra indagano l’idea di arte intesa come Rivelazione, che emerge dalle origini dell’essere e quindi come l’arte unitamente alla scienza e alla natura divengano interpreti dei misteri dell’universo. La finalità - conclude - è quindi ricercare e trovare l’Idea: perseguire attraverso l'arte, la natura e la scienza quello Spirito Universale che è insito in ogni energia creativa”. La mostra sarà aperta ad ingresso libero dal 22 aprile al 21 maggio 2017 nel Palazzo Ducale di Massa ( Ms), splendido edificio tardo rinascimentale costruito dalla famiglia Cybo Malaspina, in Piazza Aranci 35 dal giovedì alla domenica dalle ore 16.30 alle 19.30.

Per informazioni telefono 328-8375423, e-mail: mdlucc57@gmail.com

Ufficio Stampa: Fabrizio Lucarini, Agenzia di Stampa iLogo, Prato (Po), telefono: 3407612178, www.ilogo.it

Interview in Espoarte and cover


1 Aprile 2017 |

Espoarte issue 96

 

inside interview with Antonio d’Amico

L’ospite parassita


28 Febbraio 2017 | MAC - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA Viale Elisa Ancona, 6 20851 - Lissone - Lombardia dal 25/02/2017 - al 14/05/2017 Vernissage: 25/02/2017 ore 18 Curatori: Alberto Zanchetta, Chatia Cicero Orari: Mercoledì e Venerdì h10-13 Giovedì h16-23 Sabato e Domenica h10-12/15-19
La mostra al MAC intende offrire un ap- proccio caleidoscopico all’arte di Agostino Arrivabene [Rivolta d’Adda, 1967], rive- landone gli aspetti più mutevoli e impre- vedibili che si innescano in un gioco di connessioni, dissonanze e dialoghi tra di- pinti, installazioni e mirabilia. Cos’è l’artista se non L’ospite parassita delle sue stesse idee e ossessioni? Il titolo evoca la condizione ambivalente dell’esse- re ospitante, od ospitato, e la necessità di attingere energia emozionale da fonti e situazioni che ne alimentano la creatività. Il fascino, la sofferenza e il disgusto tras- messi dalla realtà sono per Arrivabene vi- tali forme di nutrimento, trasformate dal- l’immaginazione per costruire un nuovo modo di vedere, un mito personale da uti- lizzare come guida. L’influsso parassitario si estende anche all’interno dei dipinti: inserzioni entomo- logiche, peduncoli o infiorescenze si ciba- no delle carni dei personaggi effigiati, la- sciando proliferare nuovi tessuti connet- tivi che talvolta finiscono quasi per fago- citarne il respiro vitale. Ne scaturisce una concezione visionaria in cui mondo vege- tale, animale e umano coesistono l’uno nell’altro a stabilire un abbraccio perpe- tuo così come un naturale sviluppo/fusio- ne teratomorfica. Quella di Arrivabene è una pittura colta e seducente, intrisa di simboli ed enigmi vivificati da innume- revoli modelli di ispirazione: dalla mito- logia classica ai Maestri del XV-XVI seco- lo, in primis Leonardo, Dürer, Bosch, e nel passato più recente Moreau, Redon, Ernst. Lo spettatore risulta così catturato da messaggi velati, quasi dovesse parteci-
pare a un viaggio iniziatico che conduce alla rivelazione di una conoscenza ance- strale, di cui l’artista è generatore e di- spensatore. Alla stregua di un alchimista, Arrivabene fa rivivere esperienze di carat- tere mistico travalicando i limiti spazio- temporali della personalità, del conscio e dell’inconscio, nell’incessante esplorazio- ne di un universo interiore che si snoda tra reminescenze di vite già vissute o solo vagheggiate. Il percorso espositivo più ampio ospita alcuni mirabilia (ovvero, oggetti che de- stano stupore) provenienti dalla persona- le collezione dell’artista, consentendo al pubblico di aprire lo sguardo all’interno di un’autentica stanza delle meraviglie: artificialia e naturalia inscenano tutt’in- torno uno straordinario theatrum mundi fonte di ulteriori epifanie. Fanno da con- traltare alcune “installazioni organiche”: teschi, fiori e farfalle – simboli della vani- tas che alludono alla caducità dell’esisten- za – attraverso dissezioni e innesti paras- sitari sono trasformati in nuovi simulacri di vita, salvaguardati all’interno di cam- pane di vetro affinché resistano immuta- bili al trascorrere del tempo. Negli spazi museali di Lissone si ricom- pone, così, un microcosmo dell’immagi- nario. La rassegna consentirà infatti di sondare la varietà composita di espressio- ni che costituisce non solo l’opera ma an- che il mondo esoterico e allucinato di Ar- rivabene in cui visioni, idee, paure e sogni hanno saputo “elevarsi al di sopra” per trascendere la concretezza della realtà vissuta.

Out There


13 Gennaio 2017 |

A long, original novella by Quentin S. Crisp.

With illustrations by Master Agostino Arrivabene.

An exclusive Mount Abraxas / Ex Occidente Press limited edition.

One of the most startling books of 2016? We think so.

Out among the stars, is where Jake would like to be, even if that means death. On a hiking trip up a Japanese mountain with his friend Sean, is where he is actually going, in an attempt to find
a famous-obscure temple from an old story. In the vital wilderness of the mountain slopes, Jake’s perceptions are affected. His gaze turns from the future to the past, from the past to the present, and from the present to something… out there.

A novella steeped in Japanese folklore, Out There is another of Quentin S. Crisp’s explorations of the relevance of traditional Japanese aesthetics in meeting the spiritual challenges of the modern age. Time passes differently in these pages. At some point, if you are lucky, you might find you have taken the wrong turning.

For further information: exoccidente@gmail.com

https://www.goodreads.com/book/show/31835825-out-there

Cortersie per gli ospiti


3 Dicembre 2016 |

Palazzo Collicola Arti Visive è orgoglioso di presentare la prima tappa espositiva del progetto a lungo raggio dal titolo CORTESIE PER GLI OSPITI. Si tratta di un nuovo ciclo dedicato al mondo dei galleristi privati con le loro storie, le loro scelte, le loro passioni e intuizioni… un viaggio narrativo e coinvolgente, immaginato come un’avventura culturale, costruito come una retrospettiva interiore.

CORTESIE PER GLI OSPITI offrirà al pubblico uno sguardo ravvicinato ma non didascalico su un mestiere centrale nell’organigramma dell’arte contemporanea. Lasciate da parte gli aspetti commerciali che animano una galleria d’arte, di certo necessari ma estranei ad un consesso espositivo come questo: perché, al dunque, la mostra prediligerà gli aspetti ideativi e visionari dietro un gallerista, le sue intuizioni sulla proposta d’esordio, il suo stile, le sue strategie umane, le sue visioni morali, la sua concezione del mondo…

La mostra sarà un progetto a quattro mani, curato dal gallerista assieme a Gianluca Marziani, secondo un principio narrativo che da sempre guida gli allestimenti del museo spoletino. Uno sguardo di attraversamento concentrico nel percorso di un operatore culturale, realizzato attraverso la selezione di pochi ma significativi artisti, capaci di rivelare un pensiero ideativo e un margine esecutivo.

Gianluca Marziani Vorrei sottolineare che non si tratta di un invito rivolto alla galleria ma al gallerista. Una differenza che reputo sostanziale: la galleria rappresenta uno spazio fisico, un frangente limitato, la cognizione mercantile dentro un luogo strategico; il gallerista, al contrario, rappresenta un’attitudine esistenziale e professionale, lo stato del pensiero e dell’azione, una visione etica che disegna una geografia estetica. Il bravo gallerista ascolta il mondo in stereofonia: da un lato le pulsioni creative con gli artisti da scoprire, le opere da privilegiare, i progetti da sostenere, le operazioni da distribuire; dall’altro le voci e le aspettative del pubblico, la critica sociale da considerare, le tendenze su cui sintonizzarsi… il vero gallerista (da non confondere con il puro mercante) è un equilibrista del pensiero creativo, un Philippe Petit che cammina sul filo teso tra due grattacieli, mantenendo un occhio sul versante della ricerca e un altro sulle regole del mercato.

Il progetto racconta la genesi di una visione operativa, le attitudini di un professionista tra proposta e mercato. Le opere scelte diventano la soluzione del nostro invito, la risposta figurativa per tracciare le tappe del viaggio, i momenti di sosta e accelerazione, i sogni e i desideri inseguiti, per rivelare piccole verità e alimentare grandi dilemmi, per darci un valore umano oltre la pura visione del quadro sul muro.

Leggere avvertenze e modalità d’uso A scanso di equivoci, ricordiamo che CORTESIE PER GLI OSPITI rifiuta ogni approccio commerciale, nel rispetto filologico del museo e del suo ruolo di proposta e conoscenza culturale. Il gallerista invitato presenta le opere senza alcuna finalità di vendita, spesso si tratta di quadri che provengono da collezioni private o museali, talvolta arrivano dalla stessa collezione privata del gallerista. Per qualche mese, dentro le sale del museo, il gallerista diventerà il narratore visuale, un acrobatico disegnatore di storie figurative che animeranno i muri bianchi del luogo.

 GIOVANNI BONELLI

La galleria Giovanni Bonelli Milano apre nel 2012 nel cuore del quartiere Isola, a pochi passi da quello che diventerà uno dei quartieri più innovativi per le sperimentazioni architettoniche. La galleria, circa 300 mq di open space, alterna una programmazione di giovani artisti a figure storiche del panorama italiano e internazionale (Maurizio Mochetti, Gianni Pettena, Daniel Spoerri…).

Figlio di Evaristo, gallerista della provincia di Mantova, Giovanni Bonelli ha tuttora una sede storica a Canneto sull'Oglio (MN) e una base espositiva nel cuore storico di Pietrasanta.

Dopo un'esperienza statunitense, dove per tre anni ha diretto la Bonelli Contemporary di Los Angeles, alternando artisti americani a giovani italiani (tra i quali Marco Mazzoni, Fulvio Di Piazza, Nicola Verlato), l'attività di Giovanni Bonelli si è ormai concentrata sulla sede milanese.

La galleria partecipa alle principali fiere italiane (Arte Fiera Bologna, Artissima, ArtVerona…) e a diverse fiere di livello internazionale (Swab Barcellona, Contemporary Istanbul…) dove vengono proposti ad un pubblico internazionale tutti gli artisti rappresentati dalla galleria.

Anastasis


6 Settembre 2016 | Dal 7 settembre al 2 ottobre 2016, la Casa del Mantegna di Mantova ospita Anastasis, la personale di Agostino Arrivabene. L’esposizione, che si apre in contemporanea con l’inaugurazione del Festivaletteratura 2016, è curata da Alberto Mattia Martini e Gianfranco Ferlisi, organizzata dalla Provincia di Mantova - Assessorato alle Politiche Culturali, ai Saperi e alle Identità dei territori, e propone 35 opere in grado di ripercorre il lavoro recente dell’artista cremonese, dal 2010 a oggi. L’Anastasis rimanda a un tema iconografico dell’arte bizantina e raffigura la Resurrezione di Cristo e la sua discesa agli inferi per recuperare le anime di Adamo ed Eva. Una rappresentazione che richiama il viaggio di Orfeo -qui raffigurato in un dipinto del 1994 - e sul quale riecheggia la rilettura paleocristiana del mitico cantore, visto come prefigurazione della morte e della resurrezione di Cristo. Per le prime comunità evangeliche, infatti, la simbologia di Orfeo con la cetra veniva interpretata come immagine cristologica in riferimento al Salvatore che vince sulla natura. Come sottolinea Francesca Zaltieri, vicepresidente della Provincia di Mantova, “la mostra di Agostino Arrivabene approfondisce e mette a fuoco un percorso estetico che si caratterizza per immagini di matrice classica rilette in chiave contemporanea. […] L’ispirazione si traduce in dipinti dai quali emerge un’attenzione felice verso ciò che è sacro. Oli su tela raffinatissimi riaffermano l’identità di questo pittore di valore europeo che da sempre affianca affascinanti rimandi al mondo mitologico e letterario e a una grande attenzione alla costruzione dell’opera, anche a livello tecnico”. La rassegna esprime un forte sentimento della contemporaneità, che risponde all’impegno di partecipare allo sforzo collettivo di contributi che vede, in questo 2016, Mantova Capitale italiana della Cultura. All’interno del percorso espositivo, Agostino Arrivabene dialogherà con il Cristo morto, il capolavoro di Andrea Mantegna, attraverso la citazione di due artisti contemporanei, come Carlo Fabre e Alessandra Borsetti Venier che, negli anni Novanta crearono una vera e propria sinergia sul tema, dando origine a una serie di scatti fotografici che rileggevano in chiave contemporanea il dramma della morte del Cristo. Arrivabene, con un suo personale intervento di manipolazione delle forme fotografiche del duo Fabre-Borsetti Venier e del dipinto di Andrea Mantegna, intraprende un lavoro di deformazione dei corpi. Quello che ne risulta è un monumentale dipinto - Resurrezione - e un trittico in cui rivela le fasi metamorfiche del corpo che da carne, si muta in corpo glorioso. Lungo il percorso espositivo, si incontrerà un dialogo mistico di grande suggestione tra le figure del Messia, di Maria e degli ‘angeli del versamento’, ovvero le figure angeliche solcate del sangue divino, oltre a una serie di opere con richiami ai codici del Rinascimento e rimandi alle sperimentazioni più attuali. Una Pietas velata e rivestita in foglia oro, ad esempio, ricostruirà il maphorion, il velo delle vergini consacrate. Nella rassegna, sono molteplici gli evidenti contrasti e le distanze temporali che parlano del mistero del «Sacro sangue» che, proprio a Mantova, per antica devozione, viene venerato come reliquia sacra e che Agostino Arrivabene reinterpreta nel dipinto, Ecce Homo, in cui il sangue versato rivela le arboree tumefazioni delle stigmate. Accompagna la mostra un catalogo stampato da Publipaolini, Mantova, con un’introduzione di Francesca Zaltieri e testi dei curatori. Note biografiche Agostino Arrivabene nasce a Rivolta d'Adda (CR) nel 1976. Diplomato all'accademia di Brera di Milano. negli anni della formazione da autodidatta, l'artista riscopre e fa sue molte delle tecniche pittoriche tradizionali (ad es. la preparazione artigianale dei colori). Principali mostre personali (selezione): “Hierogamy”, Cara Gallery, New York, 2016; “Anabasis”, Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (RV),2015; “Vesperbild”, Galleria Giovanni Bonelli, Milano, 2014; “To pathei Mathos”, Panorama Museum, Bad Frankenhausen, 2013. Mantova, luglio 2016 AGOSTINO ARRIVABENE. Anastasis Mantova, Casa del Mantegna (via Acerbi, 47) 7 settembre - 2 ottobre 2016 Inaugurazione: mercoledì 7 settembre, ore 18.30 Orari: Mattino: da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 12.30 Pomeriggio: giovedì, dalle 15.00 alle 17.00; venerdì, sabato e domenica: dalle 15.00 alle18.00 Informazioni: tel. +39 0376 360506 - +39 0376 432432 fax +39 0376 326685 -fax +39 0376 432433 mail: casadelmantegna@provincia.mantova.it - info@turismo.mantova.it www.casadelmantegna.it; www.turismo.mantova.it      

Et in Arcadia Ego


2 Giugno 2016 |

In support of the New Museum Los Gatos mission to spotlight significant global perspectives in art and history, NUMU together with guest curator, artist and writer, David Molesky, are pleased to present Et in Arcadia Ego, an exhibition focused on the history and contemporary re-interpretation of the mythological theme of Arcadia.

Inspired by the 17th century Nicolas Poussin painting of the same name, Et in Arcadia Ego is translated to mean: “Even in Arcadia, there am I,” alluding to the inevitable impermanence of the ideal. The exhibition will explore the timeless myth of Arcadia as it has been represented by artists and writers, employing concepts such as: the sublime, the paradox of living, beauty and longing, paradise lost, and the golden hour. Et in Arcadia Ego explores these themes as they are reinterpreted and reinvented through the eyes of contemporary artists.

Artists featured in the exhibition work consistently with these Arcadian themes in figurative and landscape painting, exploring what it means to be human in the temporal world while standing on the precipice to the next. Contemporary artists include: David Ligare, Odd Nerdrum, Astrid Preston, Julie Heffernan, Holly Lane, Brad Kunkle, Agostino Arrivabene, Kim Keever, Jason Yarmosky, Maria Kreyn, Robin F. Williams, Seamus Conley, Aron Wiesenfeld, Gillian Pederson Krag, Sandow Birk, and Stephanie Peek.


http://www.numulosgatos.org/exhibitions-2/2016/6/2/et-in-arcadia-ego

Hierogamy


3 Marzo 2016 |   Cara Gallery is pleased to present Agostino Arrivabene’s first solo exhibition in New York – Hierogamy On view March 4 – April 23, 2016 Opening Reception Thursday March 3, 6 – 8 PM The itinerary, put in place by Agostino Arrivabene for his Hierogamy exhibition, denotes the arrival point of a personal and artistic journey that is unique and original, yet at the same time universal. The artist draws from his entire patrimony of shapes and codes to create, through his canvasses, a truly alchemical act that makes the surfaces burst into song, creating a chant that can unite dissimilar notes and turn them into a symphony. To create his personal “Lapis Philosophorum” (Philospher’s stone), in addition to the dialogue between the hermetic images of Alchemical Art and the archaic, past languages of European Art, Arrivabene has undertaken candid incursions into G.B. Piranesi’s prints of Ancient Rome and into American Art of the 19th century, through the captivating and suggestive romantic landscapes of the Hudson River School art movement. Arrivabene’s approach to painting stems from his artistic influences Gustave Moreau and Odd Nerdrum. He follows traditional methods that include grinding his own pigments and the almost forgotten technique of mischtechnik. In mischtechnik, egg tempera is used in combination with oil-based paints to create translucent layers which, when laid over each other, refract light creating a sense of luminosity. This attention to the minutiae has resulted in Arrivabene’s paintings actually embodying a process of alchemical transformation, in which the physical matter of painting itself is transmuted into extraordinary light-filled visions. Investigating eternity, time, the process of change, the rites of transformation, and sacred love and death, Arrivabene utilizes symbols and images that are seemingly distant from the contemporary in order to create art that verges on the philosophical, sociological and even spiritual era. These expressive realities become a form of bulimic nourishment for the artist and are manifested in continuous leitmotifs, or rather “leit-fossils” as French philosopher and art historian, G.D. Huberman would say. The “ethical” quality of his modus operandi turns colors, shapes, symbols and analogical references into the foundations of an artistic event that is not an abstraction from reality, but rather a link to his personal intimacy and to the collectiveness that surrounds him. The title of the exhibition is therefore not surprising. Hierogamy recalls the Alchemic myth of the Hermaphrodite, namely the being that encapsulates all, an entity that encompasses everything. To symbolize this amalgamation the artist adopts the amorous encounter, which reaches its apex in the poignant canvas Sacrum Facere (2016). Ultimately, union is sacred because it entails sacrifice, implying the act of doing something sacred. The harmonious union between humans, creatures, and nature often represented and contextualized in infinite landscapes. The exhibition takes its point of departure with two important paintings carried out between 2014 and 2016 (Ea -Exit and The Dream of Asclepius) and brings together works created in varying pictorial techniques – oil on canvas or wood, cracked oil on brass, and painting on stone according to the ancient Wunderkammer tradition. Ea-Exit (2015) is the almost conclusive embodiment of a cycle dedicated to the sacred Eleusinian mysteries that have obsessed Arrivabene since 2010, and about which he has created a vast body of work. These flashes of light in the paintings on display in the first room anticipate another piece of work, recently completed especially for this exhibition: Cauda Pavonis (2016). This painting of many colors is an expression of renewal; it is the arc in the sky through which the sacred couple rises up from the earth to the above after their Hierogamic union. The landscape in which their union is sealed is once again the same golden cloud that becomes the echo of Arrivabene’s clouds, the mere presences and absences, the casings that conceal and reveal the divinity. With this painting, Cauda Pavonis, Arrivabene suggests the enigma of the amorous and mystical pairing between male and female, light and dark and between the vibrant crudity and characteristic velvetiness of Renaissance paintings. It is no coincidence that Arrivabene’s undisputed beacons are 15th century artists Leonardo da Vinci and Ercole de’ Roberti, artists who, during the Renaissance, both explored man as a microcosm placed within a macrocosm. By contrast, the painting The Dream of Asclepius (2015) becomes an emblem of the horrendous nutriment for earth; a man vacillating between sleep and death is devoured by the soil and becomes, in turn, the root or sacred support for new paradoxical arboreal structures. The landscape in this painting recalls the one of the Madonna in Porto Altarpiece, by Ercole de’ Roberti – now preserved in the Brera museum in Milan – which expands onto the huge canvas beside it creating a new romantic vision of the panoramic space that collects these insane beings, hybrids made of flesh, skin, and vegetation.

Zoote


14 Gennaio 2016 | Zoote . Curated by Luca Beatrice Benappi gallery . Torino 14 January - 28 February

Anabasis


19 Settembre 2015 |

Il Museo Civico delle Capuccine di Bagnacavallo (Ravenna) presenta dal 19 settembre all’8 novembre, nella sede dell’Ex Convento di San Francesco, Anábasis, personale dell’artista lombardo Agostino Arrivabene. Un progetto curato da Diego Galizzi, direttore del museo romagnolo, realizzato in collaborazione con la Galleria Giovanni Bonelli, che presenta circa quaranta opere: una ventina di nuovi dipinti di cui un paio di dimensioni monumentali, oltre a quattro opere scultoree – prima assoluta per questo autore – due in bronzo, una in marmo e una in tassidermia.

Riferimento concettuale per la mostra di Arrivabene sembra essere Mnemosyne, l’ultima opera congeniata da Aby Warburg – non finita perché, di fatto, considerata aperta e dunque “non finibile” – : il Bilderatlas che raccoglie nella sua natura di Atlante della Memoria un calembour di circa mille immagini realizzate assemblando riproduzioni fotografiche di opere rinascimentali, moderne e contemporanee; frammiste a ritagli di giornale, pubblicità, istantanee del giorno d’oggi, versione post-moderna della più classica delle Wunderkammern.

Arrivabene fa proprio il processo sintetico che fu di Warburg, agendo su un duplice registro – insieme colto e popolare – capace di tracciare un percorso coerente lungo i temi della grande storia dell’arte: rifacendosi al patrimonio condiviso rappresentato dalla mitologia greco-romana, vero fondamento etico e valoriale che caratterizza la società occidentale. Ad una visione macroscopica, collettiva e universale, combacia la più intima introspezione, l’indagine da parte dell’artista, sul proprio vissuto.

 

Dal 19 settembre al’8 2015

AGOSTINO ARRIVABENE

Anàbasis

a cura di Diego Galizzi

Organizzazione: Museo delle Cappuccine – Comune di Bagnacavallo

In collaborazione con la Galleria Giovanni Bonelli

EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO

via Luigi Cadorna, 10

48012 Bagnacavallo (Ravenna)

orari: da martedì a venerdì 15.00 – 18.00; sabato e domenica 10.00 – 12.00 / 15.00 – 18.00

Dal 25 al 29 settembre speciali aperture serali a orario continuato dalle 15.00 alle 23.30

ingresso libero

inaugurazione sabato 19 settembre 2015, ore 17:00

Informazioni

Museo Civico delle Cappuccine

Tel. 0545.280911

centroculturale@comune.bagnacavallo.ra.it

www.museocivicobagnacavallo.it

www.galleriagiovannibonelli.it

Ufficio stampa

CLP Relazioni Pubbliche

Francesco Sala, tel. 02 36 755 700

francesco.sala@clponline.it; www.clponline.it

Comunicato stampa e immagini su www.clponline.it

Vesperbild


23 Maggio 2014 | Vesperbild curated by Pietro C. Marani

Transfiguration, twilight, and rebirth are the themes, rooted in classicism yet reinterpreted from a contemporary viewpoint, that feature Agostino Arrivabene’s latest works. From May 23rd to July 26th we find them in the solo exhibition Vesperbild, held at the Giovanni Bonelli Gallery in Milan: a sequence of images and stories drawn from the world of mythology and literature depicting the different stages of a process that, starting from inner and physical suffering, evolves into a desire for healing through dream or divine intervention, resulting in a transmutation into new bodies.

The project takes its name from Vesperbilder (literally “vesper pictures”), sculptures that made their appearance in Germany in the 14th century depicting a Madonna with the body of Jesus dead resting upon her womb. The German representations of the Pietà are often characterized by intensely expressive and pathetic accents, especially in the representation of the body of Christ, which, through the transfiguration of his flesh and face, became almost disfigured, as if to indicate an embodiment of suffering. Vesperbilder were a point of union between two extreme stages, i.e. between death and resurrection. They were the images of waiting, icons of crepuscular meditation, in short a link of union between night and day and vice versa. Agostino Arrivabene’s contemporary Vesperbilder are basically meant as a reflection on this concept of transition, threshold, and boundary between light and shadow.

These paintings are characterised by the impressive rise of a compassionate attention to what is mortal, frail, and ill. The work entitled Monatto dai muti campanelli (Monatto with soundless bells – aka corpse carrier, i.e. the person who removed corpses during a plague), which is inspired by the Ovid’ character Cyparissus, portrays a plague victim turning into a plant creature. Just as in his mythical counterpart, here the monatto is crying in an incessant, yet silent, mourn. To weep for his pain there are instead two mutant mourners, inspired by the anatomical figures of Bernhard Siegfried Albinus, as the second element of the triptych.

The polyptych dedicated to the story of Orpheus and Eurydice focuses on the ritual singing through which Orpheus tries to retrieve his beloved back from the realm of the dead. The girl’s fragmented hand and her little face in ecstasy, set aside from the rest of the body in order to form each a distinct element of the triptych, actually become a symbol of eternal supplication.

Other works on display in the exhibition show clearly to have their origin in Bruegel’s floral iconographies: here the artist gives life to creatures reminiscent of Arcimboldo’s paintings where shadows devour the identity covered only with flowers that become catalysers of generative pollen.

The exhibition closes with an eclectic project in which Arrivabene combines painting, sculpture and goldsmithery. Starting from the icon of the Dioscuri, the artist merges their identity into a new Siamese monster, whose two heads are surrounded by strange bone crowns drawn from the iconographic world of Ernst Haeckel. Eventually, the artist creates a micro sculpture of precious materials that will be turned into cufflinks, thanks to the skill of Mirco Baroso, a jeweller who has been called by Arrivabene to establish a dialogue with his work.

Galleria Giovanni Bonelli

via Porro lambertenghi 6 Milano

May 23rd – July 26th 2014

Opening reception  Thursday, May 22nd, at 6:30 pm

Opening Hours Tuesday - Saturday 11:00 am – 7:00 pm. Monday by appointment.

info@galleriagiovannibonelli.it – Phone: 02.87246945

http://www.galleriagiovannibonelli.it/

To Pathei Mathos


29 Giugno 2013 | june 29 - october 20,  2013 Panorama Museum Bad Frankenhausen curated by Gerd Lindner and Rosaria Fabrizio opening reception : Saturday, June 29 2013, 16.00 p.m

For the very first time, the work of Italian artist Agostino Arrivabene born in Cremona (1967), will be introduced to the German audience.

The exhibition will open on June 29 at Panorama Museum in the city of Bad Frankenhausen (Turingia) with the artist himself in residence under the guardianship of the Museum’s director, Mr. Gerd Lindner and Dr. Rosaria Fabrizio.

People in visit have the opportunity to admire more than 120 artworks among paintings, mixer media, drawings and etchings. Until October 20, the exhibition will go through most of the artistic excursus by Agostino Arrivabene, including his works from the nineties up to the more recent ones.

A-temporal landscapes deviated by wild-eyed glances, allegorical characters, mythological figures and sacred images are the themes developed by the artist from Lombardy who depicts in style following the artistic language of the Great Masters of the past, through which he reveals some visions transcending Infinity, visions that connect us to a divine spirit, omnipotent and omnipresent.

The paintings, often soaked with mysticism, bare the human passions, the tribulations man has to bear during life, his anguish, his suffering.

Tó Páthei Máthos stated Eschilo.

The wisdom of pain, this is the artist’s creed, of which he permeates his canvases.

The art of Agostino Arrivabene is definitely autobiographical and by reading through it we can understand the most intimate, deep passages that have marked his life, the private grieves and the undertaken paths in order to detach from them. Artistic life and personal life are perpetually mixed to each other. He sees at art like a catharsis, like an elevation from the bottom to the top, from human fragility towards the Eternal Beauty and the Highest Magnificence.

For him, art is an ascetic and alchemic road.

Actually, from time to time, he portrayed himself according to the visions he is immersed in. We can recognize him in adolescent Eros, moving through the night between sensuality and spirituality, or in a self-portrait in state of unconsciousness, or again surrounded by fireflies enlightening the darkness.

Further, during a moment of strong physical and psychological tension he appears like fogged in a bacterial cloud to re born later as a Panto-Creator Christ who saves and gives new life dominating at everything.

However, his path is always characterized by some intense and violent conflicts between the fear of pain and the hope of victory on it, between life and death, at the perpetual research for an ecstatic rapture.

http://www.panorama-museum.de/de/ausstellung-reader/Ausstellung/agostini-arrivabene.html